La
natura inferiore nell'uomo è talmente ostinata e coriacea che ogni vittoria che
egli riporta su di essa è una vera prodezza. Tuttavia, anziché vantarsi di
quella prodezza, egli deve rimanere modesto. E per rimanere modesto, deve
pensare che il merito non è suo ma del Signore, che gli ha dato il potere di
dominare i suoi cattivi istinti. Perciò, ogni volta che riportate una vittoria
su voi stessi, dite: «Non a me, Signore, ma al Tuo Nome va il merito».
Altrimenti rischiate di cadere nelle trappole dell'orgoglio, e si sa in quali
vertiginose cadute sono stati trascinati tanti orgogliosi. E quando ricevete
dei complimenti per aver agito bene o per aver fatto un buon lavoro, dite
ancora: «Non a me, Signore, ma al Tuo Nome va la gloria». Poiché facendo il
vostro elogio, può accadere che involontariamente – o talvolta volontariamente!
– gli altri vi tendano dei tranelli: rischierete di prendere le loro parole
troppo seriamente, vi crederete già arrivati in cima, il che è pericoloso per
il vostro sviluppo interiore poiché avete sempre dei progressi da fare. Non è
per la nostra gloria, ma per la gloria di Dio che dobbiamo sempre lavorare,
poiché in quella impersonalità ci avviciniamo al nostro Sé superiore. La vera
gloria dell'essere umano è la gloria di Dio.
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